Il ragazzo e l’airone racconta di come il dolore per la perdita diventi un momento di crescita: un ragazzo, Mahito che attraversa la transizione all’età adulta affrontando sia la perdita della madre che la guerra mondiale, comprendendo l’importanza di entrambi.

Dopo la morte della madre nell’incendio dell’ospedale, Mahito si trasferisce con il padre ingegnere aeronautico e la matrigna Natsuko nella residenza di campagna, seguendo la tradizione giapponese dell’epoca. La reazione iniziale di Mahito è di rigetto: si isola proteggendosi con uno scudo di rabbia. La sola cosa che può danneggiare la sua corazza è la curiosità: un misterioso airone parlante lo invita ad entrare in una torre oscura, dove il suo prozio si era ritirato dopo aver perso la ragione, e dove anche Natsuko, impegnata in un parto complicato, sembra essere fuggita.

Nella torre Mahito trova una selva simile a quella descritta da Dante, insieme a una porta infernale, ma con una diversa iscrizione che non maledice i visitatori ma potrebbe indicare che c’è ancora speranza.
All’interno della torre si scoprirà essere un luogo di incontro di diverse realtà, con porte che conducono a innumerevoli altri mondi, che sono considerati possibili realtà, come le “possibilità perdute” di Miyazaki. Per arrivare fino al prozio, Mahito scalerà la torre partendo dalla densa e selvaggia selva iniziale, fino ad arrivare alle fredde architetture metafisiche dei piani superiori, ispirate ai dipinti di De Chirico, mentre farà i conti con il mondo di provenienza lungo il percorso.

Quest’ultima caratteristica, in modo mai visto prima, risalta nelle opere del maestro Hayao Miyazaki: il costante riferimento a opere d’arte legate alla tradizione passata, soprattutto occidentale. Sono opere d’arte che vengono inserite nelle scene in modo evidente o più delicato, rendendo l’opera un grande omaggio agli stili e agli artisti che hanno maggiormente influenzato la poetica di Miyazaki.

Queste citazioni riflettono i mondi immaginari insieme a creature ibride divertenti e istintive.
Indubbiamente, la scenografia fantastica de Il ragazzo e l’airone si rivela ancora più immaginifica rispetto alle altre, quasi come se rappresentasse un’esauriente collezione dei mondi alla Miyazaki.
Questo universo di mondi non possiede una precisa topografia, è composto da ambienti e spazi appena connessi tra loro, come visioni fortemente indipendenti che hanno solo un punto in comune: sono stati creati da una sola persona.
E questa persona, generatrice di così differenti mondi e vite, ha lasciato tuttavia a Mahito e a noi un compito cruciale: domandarsi quale strada intraprendere nella propria vita.

Il ragazzo e l’airone in Italia (The boy and the heron è il titolo internazionale) in patria è Kimi-tachi wa dō ikiru ka, che ha un significato nonché un contesto ben diverso: “E voi, come vivrete?”, come recitava il titolo del libro di Genzaburō Yoshino.
E questa domanda può iniziare a trovare risposta anche attraverso l’esperienza cosciente dello spazio in cui viviamo, ovvero l’architettura in tutte le sue declinazioni.
Perché noi abbiamo coscienza e viviamo nel mondo in cui siamo.

Quindi, quante vite potremmo avere? E quale vivremmo?

Ebbene, sperando che la lettura sia stata di vostro gradimento, vi lascio errare ancora un po’ in questa ultima opera di Hayao Miyazaki, attendendovi nel prossimo mondo: quale? One Piece!

Che dite? Dove? Sempre e solo su DesignTellers!

Photo credits © Il ragazzo e l’airone by Hayao Miyazaki, 2023