Eros contro Thanatos. Amore contro morte. Passione vitale che spinge al mantenimento e alla riproduzione dell’umanità contro Passione distruttiva e macabra che tende all’auto-eliminazione.
Freud passò gli ultimi anni della sua vita a chiarire questi concetti che oggi, troppo spesso, sono banalizzati nelle formule delle righe precedenti.
Dalle teorie psicologiche alle rappresentazioni figurate, celebre quella di Klimt, troppo spesso si è banalizzata una dicotomia che in quanto tale va oltre i due significati divisi.
Vita e morte insieme, negli esseri umani. L’uomo a volte desiderava la propria distruzione.
Freud aveva lanciato una bomba ad inizio secolo, il concetto di Todestrieb (pulsione di morte) aveva sconvolto la psicoanalisi e tutta la società.
Ho scelto il termine Psyché per unire i due mondi. In greco questo termine indica la vita al di là del corpo, il respiro vitale che contraddistingue ciascuno di noi. Ben diverso dai termini Bios (vita del singolo uomo) e Zoé (pura vita organica di tutti gli esseri viventi).
Psyché dirige ogni cosa, tutte le realtà celesti, terrestri, marine, grazie ai suoi propri movimenti, i quali hanno un nome: volere, avere cura, prender decisioni, giudicare bene e male, provar dolore e gioia, coraggio e paura, odio e amore, e tutti gli altri moti che possono essere assimilati a questi: la crescita e la diminuzione, la separazione, caldo e il freddo, il pesante e il leggero, il bianco e il nero, l’aspro e il dolce.
Questa era la definizione di Platone.
La perfetta unione tra Eros e Thanatos
Perché la stessa sedia può essere bianca o nera ed assumere due significati opposti.
L’Eros come tunnel vitale rosso sanguigno. Il Thanatos come grigia scala scarna e quasi funebre.
Una bellissima poltrona se tagliata lascia uscire le proprie viscere più macabre e sconvolgenti. Così come in noi pulsa qualcosa che spesso vogliamo nascondere. Perché alla fine Eros e Thanatos sono due facce della stessa medaglia. Distruggere e fare a meno può essere amore. Riempire e soffocare vuole dire uccidere.