‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week
‘Maestà sofferente’ è la poltrona più “scomoda” della Design Week

Partiamo da un dato di fatto. É una delle installazioni più chiacchierate, e contestate, della Design Week 2019. E si potrà vedere fino a domenica 14 aprile, ultima data dell’evento numero uno per il design internazionale.

Stiamo parlando della Maestà sofferente, l’opera di Gaetano Pesce ubicata nell’angolo sud-ovest di Piazza Duomo, sempre se si guarda la piazza con la cattedrale gotica di fronte. In pratica l’installazione si trova in uno dei crocevia più frequentati della città, se non il più frequentato, accanto allo spazio verde (e alle palme) curate da Starbucks. Anche quella una novità, come ricorderete, accompagnata da non poche critiche.

L’opera è alta 8 metri, conta circa 400 frecce che infilzano la donna stilizzata e ha una gigantesca palla da carcerato legata con una catena. Ai lati, invece, si vedono sei teste di animali (cobra, lupo e coccodrillo da un lato; iena, tigre e leone dall’alto), sorrette su altrettanti piedistalli in ferro e realizzate in polistirolo e fibra di vetro. Ispirata alla poltrona UP5&6 realizzata 50 anni fa, sempre da Pesce, ‘Maestà sofferente’ tiene alta l’attenzione su un tema di grande attualità: la violenza sulle donne. Ai piedi dell’opera si trova anche un pannello (nelle due versioni in italiano e in inglese) che riporta quanto segue:

‘Quest’anno, 2019, ricorre il cinquantesimo anniversario dell’entrata in produzione dell’opera “UP5&6”, disegnata da Gaetano Pesce per l’allora azienda C&B, ora B&B Italia.

Questo famoso oggetto fu il primo prodotto del Design Italiano con significato politico. Infatti la sua forma ricordava il corpo femminile e era legato con una catena ad un poggiapiedi di forma sferica.

L’insieme ricordava la condizione del prigioniero e denunciava l’allora posizione della donna vittima dei pregiudizi, delle paure e della violenza dell’uomo, priva, in certi paesi, dei diritti garantiti all’individuo maschile. Oggi, a distanza di 50 anni, l’esistenza della donna è ancor più minacciata di allora, ma fortunatamente sempre più sono le voci che si levano a sua difesa nel mondo. L’opera realizzata in Piazza del Duomo durante le giornate internazionali del Salone del mobile, vuole celebrare la creatività italiana e nello stesso tempo riproporre il suo doloroso significato alla coscienza di centinaia di migliaia di visitatori provenienti dai diversi paesi del mondo’.

Non tutti però sono stati contenti dell’idea di Pesce. Nei giorni scorsi, ci sono state associazioni femministe che hanno protestato contro l’opera considerandola come una forma di violenza. Ma almeno non l’hanno rovinata. Cosa che invece ha fatto qualcun altro sporcandola con della vernice rossa – va bene che é lavabile ma pur sempre vernice é – e con quattro frasi critiche – già rimosse.

Tutto questo a dimostrazione del fatto che le forme d’arte non mettono d’accordo forme di pensiero e, quindi, non consentono mai interpretazioni univoche.

Quindi, se volete, fate così: andate a vederla, l’opera, datene una vostra personale opinione, quella che è più vicina alla vostra sensibilità. Ma non rovinatela, mi raccomando!