Durante Art City – il programma istituzionale di mostre ed eventi che si svolge in contemporanea con Artefiera, a Bologna- ha avuto luogo un’esposizione del tutto particolare. Si chiamava OBIETTIVO, ed accoglieva la prima opera datapoietica mai realizzata, il punto di partenza di un progetto più ampio: Datapoiesis, firmato dal duo artistico AOS – Art is Open Source (Salvatore Iaconesi e Oriana Persico).
Il termine Datapoietico si riferisce alla poesia che i dati digitali, se canalizzati ed elaborati da una mente creativa, possono esprimere. La mostra si è tenuta in una chiesa, sconsacrata sì, ma pur sempre una chiesa, con tanto di altare ed affreschi, nel cuore della città. Un luogo abbandonato e poi rinato che, tra l’altro, si è guadagnato le pagine di AD Italia per la particolarità dei suoi interni, in cui pezzi vintage e design contemporaneo si mescolano in uno scenario magico.
Gli autori, hacker informatico e ingegnere robotico lui, ed esperta di comunicazione e cyber-ecologista lei (così si definiscono) lavorano sul tema dei cambiamenti sociali nell’era dominata dai dati e dalle tecnologie digitali, e promuovono una visione in cui “l’arte è il collante tra scienze, politica ed economia”.
Arte, dati, un luogo sacro come location, un hacker e una cyber-ecologista come autori. Tanto basta per risvegliare la mia curiosità e spingermi ad andare a fare capolino in questo luogo misterioso. Varcando la soglia dell’Ex Chiesa di San Pietro Martire l’atmosfera cambia e si fa elettrica e cupa. Dentro è tutto buio, l’unica luce è l’installazione che domina lo spazio, e illumina l’altare con il suo rosso pulsante. Eccola qui, penso, una sagoma stilizzata di un uomo disteso a dormire prende vita dalle lastre di plexiglass che compongono l’opera. Ogni layer, che rappresenta un’area geografica del mondo, è illuminato da un’infinità di luci LED la cui variazione di intensità segnala il preciso istante in cui qualcuno entra nella soglia di povertà assoluta. Infatti, l’installazione è connessa in real-time al costante flusso di dati prodotti da organizzazioni internazionali, e si “nutre” di essi regalando una rappresentazione visiva e tangibile di una condizione umana globale e inquietante. Lo fa attraverso la cosa più impersonale che c’è: i dati. La cosa funziona e mi da un brivido. Se un giorno tutti uscissero dalla soglia di povertà, la lampada dovrebbe spegnersi. Il problema è che non si spegnerà mai, e anche questa considerazione gela il sangue a chi la osserva.
Con la loro opera Iaconesi e Persico sono riusciti a materializzare qualcosa di intangibile come una mole gigantesca e fluttuante di dati con l’obiettivo di dare vita ad oggetti in equilibrio tra arte e design. Chapeau.
OBIETTIVO è già approdata in diverse città italiane come Ancona, Torino e le Fabbriche Ex-Olivetti a Ivrea. Quale sarà la prossima tappa? In caso ve la trovaste nelle vicinanze, vi consiglio di non perdervela.
photo credits: Francesca Francia
Fantastica Cat Cat